
La morte dei 13 minatori diventa un caso politico in Perù

Governo accusato di inefficenza nella lotta alla criminalità
La strage di 13 minatori scoperta in Perù con il ritrovamento dei corpi in un tunnel nella regione settentrionale di Pataz, rischia adesso di trasformarsi in un caso politico e di aprire una nuova crisi di governo. La presidente Dina Boluarte, già al centro di numerose inchieste per corruzione, ha decretato il coprifuoco e sospeso l'attività mineraria nella zona aurifera che più di ogni altra è colpita dall'estrattivismo illegale, ma il suo governo è adesso sotto accusa da diversi settori dell'opposizione e dell'opinione pubblica per aver minimizzato le denunce dei familiari delle vittime e per l'inefficienza nella lotta ai gruppi criminali. Il capo di Gabinetto, Gustavo Adrianzén - segnala l'opposizione - aveva parlato di "falso allarme" dopo le prime denunce della scomparsa dei 13 minatori, mentre i media parlano di 'reazione tardiva' e di 'misure erratiche' del governo Boluarte. Oltre a questo è emerso nelle ultime ore in base a registri delle autorità di frontiera, riferisce il portale Rpp, che uno dei principali sospettati della strage - Miguel Rodríguez Díaz, alias 'Cuchillo' - avrebbe lasciato il Paese indisturbato nei giorni scorsi. Secondo la Sociedad Nacional de Minería, Petróleo y Energía del Perù (Snmpe) le perdite annuali causate dall'estrattivismo illegale equivalgono a circe 5,5 miliardi di euro.
Q.Sikora--GL