
Bodybuilding professionisti a rischio cardiaco, studio a Padova

Indagine su oltre 20mila atleti, analizzati 121 decessi
(ANSA) - PADOVA, MAY 22 - Un nuovo studio condotto da un team internazionale coordinato dall'Università di Padova rivela dati preoccupanti sulla salute dei bodybuilder maschi, in particolare tra i professionisti. La ricerca, pubblicata sull'European Heart Journal - rivista scientifica di riferimento della Società Europea di Cardiologia - ha analizzato oltre 20.000 atleti che hanno gareggiato in eventi Ifbb (la Federazione Internazionale di Bodybuilding & Fitness) tra il 2005 e il 2020, con un follow-up medio di oltre otto anni. Sono stati identificati 121 decessi, di cui il 38% imputabili a morte cardiaca improvvisa, associata in alcuni atleti ad alterazioni strutturali del cuore e, in diversi casi, all'uso di sostanze dopanti. Il dato più rilevante è l'elevato rischio di morte cardiaca improvvisa nei bodybuilder professionisti, che risulta oltre 5 volte superiore rispetto agli atleti dilettanti. Lo studio è frutto di una collaborazione internazionale tra ricercatori italiani, statunitensi ed austriaci. La ricerca ha indagato notizie di decessi riguardanti un campione esteso di bodybuilder internazionali fino al luglio 2023. Tutti i decessi segnalati sono stati incrociati utilizzando più fonti e verificati e analizzati per stabilire, per quanto possibile, la causa del decesso. Nei pochi referti autoptici disponibili, i risultati includevano l'ispessimento o l'ingrossamento del cuore e in alcuni casi una malattia coronarica. Le analisi tossicologiche e i rapporti disponibili pubblicamente hanno rivelato l'abuso di sostanze dopanti in diversi atleti. "Negli ultimi anni si è assistito a un numero crescente di segnalazioni di morti premature tra praticanti di bodybuilding e fitness influencers. Questi tragici eventi, che spesso colpiscono atleti giovani e apparentemente sani, evidenziano una lacuna nella nostra comprensione dei rischi per la salute a lungo termine associati al bodybuilding competitivo. Il nostro è il primo studio a riportare l'incidenza della morte e della morte cardiaca improvvisa in questa disciplina sportiva", afferma Marco Vecchiato, del Dipartimento di Medicina dell'Università di Padova e primo autore dello studio. I risultati, precisa Vecchiato "non intendono lanciare un giudizio sul bodybuilding ma pongono una questione di salute pubblica e di prevenzione in una disciplina in cui si fondono idealizzazione del corpo, competizione estrema e pratiche potenzialmente dannose. La nostra analisi fornisce una base scientifica solida per avviare riflessioni e interventi concreti". (ANSA).
Y.Slowik--GL