
Col clima che cambia Pil pro capite giù del 24% entro il 2100

Studio dell'Università di Cambridge
Il cambiamento climatico incontrollato potrebbe ridurre il Pil globale pro capite del 24% entro il 2100: lo dimostra uno studio dell'Università di Cambridge, pubblicato sulla rivista Plos Climate. Il riscaldamento globale è stato ampiamente associato a una diminuzione dell'attività economica, ma le stime di questo calo variano notevolmente a causa delle differenti metodologie usate nella modellazione climatica. In questo studio, i ricercatori del climaTraces Lab di Cambridge hanno analizzato l'impatto di un aumento continuo delle temperature al di sopra della norma, dal 2015 al 2100, sulle perdite annuali del Pil pro capite in 174 Paesi. Nello specifico, hanno usato le proiezioni delle future temperature elaborate dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) e le hanno confrontate con due scenari di riferimento: uno in cui l'aumento delle temperature segue quello osservato tra il 1960 e il 2014, e uno ipotetico che non prevede alcun ulteriore riscaldamento. I risultati dimostrano che, se le temperature aumentassero costantemente di 0,04°C all'anno con una mitigazione o adattamento minimi, il Pil globale pro capite potrebbe diminuire del 10-11% entro il 2100. La variabilità naturale del clima aumenterebbe queste perdite fino al 12-14%. Nello scenario di emissioni più estremo, si prevedono perdite di reddito pro capite del 20-24% rispetto a uno scenario senza ulteriori aumenti di temperatura. I ricercatori hanno inoltre osservato differenze tra i Paesi, notando che le nazioni più calde e a basso reddito potrebbero subire perdite economiche superiori del 30-60% rispetto alla media globale. Lo studio dimostra inoltre che il rispetto degli obiettivi dell'Accordo di Parigi potrebbe generare un beneficio globale dello 0,25% rispetto a uno scenario in cui le temperature continuano ad aumentare secondo i trend storici. "Abbiamo dimostrato che il cambiamento climatico riduce il reddito in tutti i Paesi, caldi e freddi, ricchi e poveri allo stesso modo, e che colpirà settori che vanno dai trasporti alla manifattura e al commercio al dettaglio, non solo l'agricoltura e altri settori comunemente associati alla natura", scrivono gli autori dello studio. "Nessun Paese è immune agli effetti del cambiamento climatico se non si riducono le emissioni di gas serra. È necessario un intervento urgente per affrontare il cambiamento climatico e proteggere le economie da ulteriori perdite di reddito".
A.Lewandowski--GL