Amedeo Nazzari, il divo simbolo dell'Italia che sognava
Esce la biografia di Liberatori, l'uomo dietro la leggenda
ROBERTO LIBERATORI, 'AMEDEO NAZZARI' (EDIZIONI SABINAE, PP. 458, 22,00 EURO) - L'eleganza, il carisma, la voce profonda che ha segnato generazioni di spettatori: Amedeo Nazzari è stato molto più di un attore. È stato il volto di un'Italia che sognava, l'icona di un cinema che ha fatto la storia. Oggi quel mito torna a vivere nelle pagine della nuova biografia firmata da Roberto Liberatori ed edita da Edizioni Sabinae nella collana Cinema Italiano, disponibile in tutte le librerie e negli store online dal 24 novembre. Liberatori racconta l'uomo dietro la leggenda: dagli esordi a Cagliari, dove era nato il 10 dicembre 1907, alla consacrazione con Luciano Serra pilota, fino ai grandi successi del dopoguerra e all'intramontabile eleganza che lo rese un attore simbolo. Un ritratto intimo e potente, capace di restituire l'umanità di un artista che ha saputo incarnare i sogni e le contraddizioni del suo tempo. Arricchito da un prezioso inserto fotografico con immagini inedite e materiali d'archivio, il volume è un viaggio nella memoria collettiva del nostro Paese, un omaggio a una figura che continuaa ispirare generazioni di attori e registi. "Amedeo Nazzari non è soltanto un nome della storia del cinema: è una lezione di stile, dignità e passione artistica", scrive Liberatori. "Quando rincasava, nel colmo della notte, non era raro che stentasse a infilare la chiave nell'uscio. Se non riusciva a prendere sonno, stava sveglio tra stracci di pensieri che spesso si aggiravano attorno a una figura stagliata nitida nell'immagine della sua infanzia: era quella di suo padre Salvatore. La tragica morte dell'uomo era rimasta dentro la sua vita come un seme nascosto e via via che passava il tempo, quella radice germogliava nel ricordo. Gli ultimi malinconici anni della vita di Salvatore, nereggiavano sul suo immaginario e in quello della madre e delle sorelle. Le loro esistenze erano migliorate con la sua celebrità, ma l'ombra del passato sembrava sempre lì, intorno a loro". Con un pugno di film - da La cena delle beffe (1941) a Il brigante Musolini (1950) ai celebri melodrammi accanto a Yvonne Sanson, Catene, Tormento, I Figli di Nessuno, Torna!, Noi Peccatori, fino a Processo alla Città e a Le notti di Cabiria (1957) in cui interpreta se stesso - Nazzari "era stato in grado di impadronirsi dello schermo, alla stregua dei divi di Hollywood. L'obiettivo della macchina da presa - sottolinea ancora l'autore - sembrava possedere la capacità di leggergli dentro, frugare nel suo sguardo quel qualcosa che sfuggiva all'occhio umano. Il pubblico vedeva l'attore come una propaggine del personaggio interpretato e travasava su di lui le qualità o le caratteristiche di esso, con una totale identificazione dell'uno con l'altro. Con gli occhi illuminati dalla passione, una figura suggestiva e il suo passo deciso, l'attore accende gli entusiasmi della gente che di lui sembra fidarsi ciecamente, come uno di famiglia: Amedeo piace agli uomini, a cui propone una modello virile di riferimento, con il suo senso del dovere e la voglia di avventura, e allo stesso tempo nutre una miriade di fantasie femminili perché aitante e sicuro di sé, per l'immagine ammaliante e affidabile di uomo da sposare. È la stella italiana che tutti stavano aspettando, qualcuno con cui identificarsi, su cui proiettare sogni e bisogni; ma anche il divo che avrebbe potuto sostituire, nell'industria cinematografica, le star americane che la legge Alfieri avrebbe progressivamente tolto di mezzo".
M.Bartosz--GL